Gabbiani nella tempesta by Einar Kárason

Gabbiani nella tempesta by Einar Kárason

autore:Einar Kárason [Kárason, Einar]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2020-09-04T12:00:00+00:00


La settimana scarsa di navigazione che portava alle zone di pesca era stata spesso calma, a bordo, con la nave che macinava costante la sua rotta. Gli uomini usavano come punto di riferimento la bussola e la distanza percorsa, misurata con il cosiddetto solcometro, o log, una sorta di rotella che, trascinata da una sagola calata in mare da poppa, girava a una velocità che variava a seconda del procedere della nave, per cui, con una buona sensibilità per gli scarti, alla fine di ogni turno era possibile determinare la posizione della nave stessa. Il marinaio Lárus era stato comandato al timone già diverse volte, trovava la cosa divertente e, per dirla tutta, solenne, come aveva confessato lui stesso agli ufficiali, con i quali si trovava lassú. A volte era presente anche il comandante, e sul ponte di comando si intrufolavano gli addetti alle macchine, oppure il cuoco e di tanto in tanto qualche marinaio che chiedeva notizie sulla rotta. E c’era ovviamente anche il marconista, competente nei campi piú svariati del sapere. Era lui a occuparsi tra l’altro della biblioteca di bordo, che consisteva di due casse conservate nella sua cuccetta, quaranta libri in ciascuna cassa, provenienti dal settore nautica della Biblioteca comunale di Reykjavík.

Quelle casse andavano avanti e indietro da una nave all’altra della flotta peschereccia e i libri venivano rinnovati diverse volte all’anno, di modo che gli equipaggi non dovessero distrarsi sempre con le stesse letture.

Durante la lunga traversata, a bordo non c’erano mansioni particolarmente impegnative da svolgere, quelli che dirigevano la nave stavano ovviamente sul ponte di comando, i cuochi si occupavano della cucina e di tutti i lavori a essa collegati, gli addetti alle macchine verificavano che i motori funzionassero regolarmente e fossero ben lubrificati, e riparavano tutto ciò che doveva essere riparato. I marinai comuni invece la prendevano con calma; nella prima parte del viaggio molti erano intontiti dai postumi della sbornia, ma già dal secondo giorno quasi tutti entravano in azione; gli addetti alle reti e tra loro i piú esperti, quelli che ne sapevano di piú, andavano a ispezionare l’attrezzatura per la pesca; spesso bisognava esaminare le reti quando si era già in mare, verificare che non fossero strappate o allentate; in quell’occasione entrambe le reti del Máfur erano state controllate da poco ed essendo in ordine, dopo essere state approntate per il mare non erano piú state toccate. Comunque gli uomini controllavano cavi, braghe, cime, a volte bisognava incordonare, o si decideva di incordonare, alcuni infatti lo trovavano divertente, anche se si trattava di un’operazione complicata, che necessitava di abilità e di forza, e che consisteva nell’usare un apposito grosso ago in acciaio con cui estrarre dalle funi a piú legnoli un unico legnolo, che a sua volta bisognava poi intrecciare ad altre funi secondo regole ben precise. Gli uomini dovevano inoltre occuparsi delle pulizie della nave, inclusi gli interni: gli ottoni dovevano essere lucidati, le pareti del ponte di comando ripassate a cera, il metallo lustrato, i pavimenti lavati; era



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